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LA SETTIMANA LAVORATIVA CORTA: UN’IDEA PER I LAVORATORI DELLA PA

lavoratori

La pandemia ha portato molti cambiamenti, soprattutto nel mercato del lavoro. Dopo aver sperimentato lavoro ibrido e remoto, milioni di lavoratori hanno iniziato a ripensare la propria carriera. 8 persone su 10, infatti, ritengono che lavorare un giorno in meno alla settimana migliorerebbe la loro felicità e il loro benessere.

Un nuovo modello di organizzazione del lavoro che potrebbe essere applicato anche ai circa tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici del nostro Paese. Un’utopia? No, un’azione rivoluzionaria che potrebbe risolvere i problemi, ormai cronici, di una pubblica amministrazione che deve ritrovare efficienza ed efficacia nell’erogazione dei servizi ai cittadini.

Con la formula 100:80:100 i dipendenti ricevono il 100% dello stipendio per l’80% delle ore lavorate, raggiungendo comunque il 100% degli obiettivi di produttività. In questo modo si potrebbe ridurre lo stress, i carichi di lavoro e di conseguenza malattie ed infortuni. Oltre ad un miglioramento del benessere organizzativo e, forse, aprirebbe anche nuovi spiragli occupazionali.

Ma la settimana corta potrebbe essere un toccasana anche per la pubblica amministrazione: aumentando la produttività, incrementando i servizi e limitando assenteismo e dimissioni.

Ormai in molte realtà europee la settimana corta è già una certezza. Il mondo delle aziende private ha adottato ormai da anni questo modello di organizzazione del lavoro, a differenza del nostro Paese, dove un atteggiamento conservatore e anti-progressista guarda alla settimana corta come ad uno ostacolo alla produttività e non come una grande opportunità di rivoluzionare in parte il mondo del lavoro.

Sarebbe un atto rivoluzionario per il nostro Paese  partire con la settimana corta su alcuni settori della pubblica amministrazione. In modo da testare sul campo questo nuovo approccio al mondo del lavoro, che di fatto è volto al raggiungimento di un equilibrio stabile tra gli interessi del datore di lavoro ed i diritti e benessere di lavoratori e lavoratrici.

Qualcuno direbbe : “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”.

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