Stiamo assistendo al crescente fenomeno della migrazione sanitaria dal Sud verso il Nord Italia. Stando a quanto emerso dal report firmato Adoc ed Eures, ben 19 milioni di prestazioni sanitarie, praticamente una su tre, vengono erogate lontano dalla regione di residenza degli utenti interessati, per un costo complessivo pari a 5 miliardi di euro.
Ma quali sono le motivazioni alla base di tutto ciò? Innanzitutto una carenza strutturale ed infrastrutture ormai obsolete. Senza dimenticare liste d’attesa interminabili e mancanza di personale e di posti letto. Dai dati, inoltre, è emerso che sono maggiormente le donne a spostarsi, per patologie come il tumore o complicazioni legate alla gravidanza.
Lombardia (129mila pazienti), Emilia-Romagna (105mila pazienti) e Veneto (59mila pazienti) sono le tre regioni settentrionali che ospitano il maggior numero di pazienti provenienti dal Meridione. Ciò comporta anche un costo elevato da sostenere per le famiglie, fino a spingere ad indebitarsi per curarsi. Dal 2012 al 2022, in dieci anni quindi, c’è stato un incremento del 17% della spesa sanitaria, toccando quota 37 miliardi di euro. Sono circa 4,5 milioni gli italiani che sono costretti a rinunciare alle cure perchè non possono sostenere i costi di un finanziamento.
Come uscire da questa crisi che attanagli il Ssn in Italia? Assumendo personale ed adeguando i compensi. Lo Stato e le regioni hanno il dovere, infatti, di garantire un sistema sanitario equo ed accessibile.