In Emilia-Romagna, soprattutto in sanità, ci sono migliaia di lavoratori che non hanno godute delle ferie. Personale che si è traferito in altre regioni o aziende del territorio, ma anche personale andato in quiescenza, che ora potrebbe richiedere il pagamento delle ferie non godute, creando una voragine nei conti delle aziende del SSR.
La Corte di Giustizia dell’Ue, infatti, ha stabilito che le ferie non utilizzate devono essere pagate alla fine del rapporto di lavoro. Anche se il dipendente dà le dimissioni e anche se lavora nel pubblico. Ricordiamo tutti la follia della spending review quando il decreto Monti stabiliva che le ferie non godute non potevano essere pagate: una norma ora bocciata dalla Corte di Giustizia Europea. Ciò permetterà a migliaia di lavoratori di richiedere il pagamento delle ferie non godute: questi ultimi, quindi, dovranno essere risarciti, visto che lo Stato non può limitare un indennizzo simile solo per tagliare la spesa pubblica o per altre valutazioni puramente economiche.
Concretamente, con questa sentenza si è stabilito che un dipendente pubblico può chiedere un indennizzo per i giorni di ferie non godute anche se dà le dimissioni volontariamente. Questo risarcimento può essere negato solo in un caso: se il dipendente in questione ha volontariamente evitato di prendersi le ferie, nonostante il datore di lavoro lo invitasse a farlo e gli spiegasse il rischio di perdere i giorni accumulati entro un certo limite. Perciò, se il datore di lavoro non può dimostrare di aver fatto tutto il possibile per mettere il lavoratore in condizione di utilizzare le ferie, l’indennizzo va riconosciuto.
In una Regione già fortemente indebitata, una class action di questo tipo potrebbe affondare ulteriormente i bilanci delle aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna , con conseguenze disastrose sulla gestione economica della sanità emiliano-romagnola.
Qualcuno direbbe: “Un diritto non è ciò che ti viene dato da qualcuno, è ciò che nessuno può toglierti”.